Riporto qui sotto una riflessione dell’amico Piero Basso che potrebbe rilanciare un interessante dibattito, ovviamente a patto che siano rispettate le condizioni illustrate nella conclusione del breve articolo.

Un servizio civile per i migranti (articolo di Piero Basso)
Mentre molti di noi (e anch’io) siamo ancora in vacanza o appena rientra, non si arresta la tragedia dei profughi, e con essa la svergognata, e spesso ipocrita, campagna mediatica contro di loro, campagna che, sono certo, tornerà a invadere le prime pagine di giornali e telegiornali, non appena si sarà attenuata l’emozione per il tragico terremoto di Amatrice.
Negli ultimi giorni è però venuta anche una voce di buon senso da parte di un altissimo funzionario ministeriale, e a questa proposta dedico il primo pezzo, molto breve.
La primavera scorsa (lettera del 20/2/2015), riprendendo una proposta di “servizio civile europeo per i migranti”, lanciato da “l’Avvenire dei lavoratori” (una pubblicazione più che centenaria di socialisti italiani emigrati in Svizzera), scrivevo: “Un patto fondato sul diritto a essere accolti e il dovere di prestare servizio civile nel luogo di accoglienza ci appare capace di regolare positivamente l’integrazione dei migranti nella società e nel mercato del lavoro europei”.
In un’intervista di pochi giorni fa al Corriere della Sera (http://www.corriere.it/cronache/16_agosto_17/capo-dell-immigrazione-morcone-affidare-profughi-lavori-utili-e732f624-64c4-11e6-8281-0851fdf23454.shtml) il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Ministero degli Esteri, ha lanciato l’idea di coinvolgere i richiedenti asilo in lavori socialmente utili. “Non possiamo più lasciare queste persone appese in attesa di un destino che cada dall’alto. E che si abbrutiscano passando la giornata ad attendere il pranzo e la cena».
Il prefetto Morcone sembra delineare una proposta di lavoro volontario, debolmente remunerato ma che offra una corsia preferenziale verso il permesso di soggiorno. Rispondendo alle sollecitazioni dell’intervistatore, il direttore del dipartimento risponde «Miro a dare loro un futuro e far sì che non siano solo un peso per la comunità: l’inclusione, poi, impedisce la radicalizzazione e giova alla sicurezza. Questa emergenza si può trasformare in un’occasione di sviluppo», e conclude “Servono un salto di qualità e politici coraggiosi».
La proposta è stata giudicata “intelligente, positiva e realizzabile, che facilita l’inserimento sociale, valorizza le risorse impiegate nella società civile e favorisce la legalità sul territorio contro forme di illegalità”da monsignor Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes della CEI (http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2016/08/18/migranti-mons-perego-cei-allargare-proposta-morcone-servizio-civile_8Gl2Me5Gyaovyzpniw9F1L.html?refresh_ce), che ha aggiunto “Se ai lavori socialmente utili e alle possibilità di contratti di lavoro regolari si unisse anche la possibilità da parte dei moltissimi giovani richiedenti asilo di poter partecipare ai bandi per il servizio civile, credo che aumenterebbero le possibilità di inserimento sociale nel nostro territorio dei migranti e dei rifugiati che, diversamente, rischiano di rimanere in una condizione di passività per molto tempo».

Certo, i punti da approfondire per giungere a una proposta concretamente realizzabile sono ancora moltissimi (quali lavori, quali remunerazioni, parità di trattamento con gli italiani, percorsi premiali, fondi [se pensiamo non a qualche centinaio di persone ma a molte decine di migliaia], cornice legale, tutela dei richiedenti asilo nella fase istruttoria, soprattutto per i disperati che non hanno il “privilegio” di provenire da un paese considerato in guerra, difesa da forme di sfruttamento mascherate da intervento umanitario, e mille altri), e ancora maggiori i passi concreti da fare, ma vale la pena che ciascuno di noi faccia la sua parte, nelle associazioni, nelle istituzioni, nei sindacati.
La proposta del direttore del dipartimento è potenzialmente capace di rispondere al problema posto, a noi e soprattutto a loro, dall’arrivo di tante persone in fuga in modo soddisfacente per i profughi e per la società che li accoglie, finalmente in modo degno.

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