Approvo parola per parola quello che scrivete, e se questa potesse essere un’occasione per prendere pubblicamente posizione, io prenderei oggi posizione per Basilio Rizzo. Lo farei anch’io, che sono,  nel mio piccolo, anzi piccolissimo, incapace in politica di altri discorsi che di etica pubblica, seguace della tradizione etico-civica della politica e non di quella sociale, critica di ogni forma di comunitarismo che non sia in funzione della libera fioritura delle individualità personali, dunque non particolarmente commossa dalle appartenenze della cosiddetta sinistra-sinistra. 

Espressione orrenda, questa,  inventata da chi vede soltanto l’orizzontale logistica dei partiti, e resta cieco alla dimensione verticale dell’altezza e della bassezza. Io dunque prenderei oggi posizione per Basilio Rizzo, dopo aver invano tentato, con altri, di convincere Gherardo Colombo a candidarsi per Milano, e sapendo che Basilio Rizzo si è speso, per tentare di convincerlo, fino all’esaurimento delle sue pur cospicue forze. 

Prenderei pubblicamente posizione in favore di Basilio Rizzo perché ora so che la sua causa è la stessa che noi credevamo tale da “obbligare” un uomo capace di verità e di spirito di sacrificio a donarle il meglio della sua vita: nella sua urgenza, nella sua bellezza, nella  carica di rinnovamento che questa causa portava al  sogno dell’arcobaleno di quella magica notte. Sulla quale anch’io scrissi una lettera aperta al sindaco Pisapia. Una lettera di dolore e di sconcerto, che del simbolo di quel sogno potessero appropriarsi dei semplici politicanti, gente che a differenza del sindaco Pisapia non sacrificava al servizio della sua Città una vita eccellente, ma semplicemente non aveva un’arte per campare al di fuori della “politica”. O, peggio, dei comitati d’affari. E, peggio che peggio, al di fuori del gigantesco, inaudito conflitto di interessi per cui chi dovrà chiedere conto in nome dei cittadini milanesi di ante-Expo, di Expo e di dopo-Expo, e chi dovrà rendere conto, sarebbero, qualora il signor Giuseppe Sala vincesse, la stessa persona. 

 E  questo conflitto di interessi, il più grave che si possa immaginare a livello amministrativo, sta al centro delle motivazioni di Basilio Rizzo: è la sua motivazione per eccellenza, chiarissima e  limpida.  Anzi: Basilio Rizzo è oggi il solo che contro questa enorme sgrammaticatura istituzionale si batte, fieramente e a viso aperto, nell’indifferenza e nel silenzio del grosso della società civile. Altro che “estremismo di sinistra duro e puro”! Perché allora anche Norberto Bobbio fu un “estremista di sinistra duro e puro”, lui che definiva la democrazia “il regime del potere visibile”. E dov’è la trasparenza nelle pratiche e negli accordi, passati e attuali, del candidato sindaco che dovrebbe ereditare la Milano di Pisapia, la “nostra” Milano?

Ma quando, ma come potrei, caro sindaco uscente, io come qualunque donna o qualunque uomo che veramente associno alle parole il loro significato e il loro valore, dire “mio” sindaco il signor Giuseppe Sala, dopo aver con orgoglio chiamato “mio” sindaco Giuliano Pisapia? Per questo non solo mi associo alla lettera aperta  degli amici di Basilio Rizzo, ma chiedo, ancora una volta piena di sconcerto: come è possibile che il “mio” sindaco ci voglia veramente lasciare così, e lasciarci in quelle mani? E tratti in quel modo il nostro sogno, che Basilio Rizzo cerca di raccogliere nelle sue mani, perché non venga del tutto infangato, offuscato anche nella nostra memoria? 

E se questa è “politica” – allora non dovrebbe essere la verità, almeno nelle svolte fondamentali della propria vita – e tale a quanto pare è la svolta che si accinge a dare alla sua – essere creduta superiore alla “politica”? 

prof. Roberta De Monticelli

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