Qualche breve riflessione sull’assemblea odierna e sul nostro prossimo futuro.

Si è concluso da poco a Roma l’incontro organizzato da Rodotà, Landini, don Ciotti, Zagrebelsky e Carlassare.  Una grande assemblea, che per partecipazione ha superato ogni aspettativa, ha lanciato una campagna in difesa della Costituzione contro i tentativi del governo Letta di cambiarla profondamente.

Particolarmente insidioso il tentativo di modificare l’art 138 che stabilisce le modalità , l’iter istituzionale per cambiare la Carta Costituzionale: il rischio è di consegnare il testo costituzionale alle decisioni delle maggioranze parlamentari che si costituiscono di volta in volta senza nemmeno dover passare attraverso referendum popolari. Sullo sfondo il timore che il governo Letta punti a modificare in senso presidenzialista l’ordinamento del nostro stato, timore non infondato, considerato che già oggi in parlamento sono depositati diversi progetti di legge, anche del PD, che vanno in questa direzione: non è difficile capire a quali rischi sarebbe esposto il futuro di tutti noi qualora si realizzasse una repubblica presidenziale in un Paese che non è riuscito in vent’anni nemmeno ad approvare una legge sul conflitto d’interesse.

Da Cernobbio il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha accusato, in tempo reale, i partecipanti all’assemblea di essere dei conservatori, di rifiutare qualunque “riforma della politica”, come ad esempio il superamento dell’attuale  bicameralismo e la riduzione del numero dei parlamentari . Pronta la replica di Rodotà: sono accuse false e infondate non abbiamo nulla in contrario a superare l’attuale bicameralismo (ad esempio differenziando le attribuzioni tra Camera e Senato o trasformando il Senato in una camera delle Regioni), né a ridurre il numero dei parlamentari, ma è proprio il governo che su questi punti non riesce a trovare un accordo al suo interno e tenta invece uno stravolgimento complessivo della Costituzione.

La campagna lanciata oggi si svilupperà attraverso centinaia di iniziative decentrate in tute le città, la costruzione ovunque possibile di comitati in difesa della Costituzione, e avrà un primo momento di verifica nella grande manifestazione  che si terrà a Roma il 12ottobre.

L’iniziativa e il percorso individuato mi sembrano non solo utili ma estremamente necessari ma, come ho avuto modo di spiegare nel mio breve intervento, dobbiamo fare molta attenzione a non essere vissuti come “elitari”, dobbiamo evitare che i milioni di persone che ogni giorno lottano per la sopravvivenza, per arrivare a fine mese, per pagare l’affitto, le bollette e il muto si sentano estranei a questa battaglia, la vivano come qualcosa di completamente avulsa dalla propria drammatica quotidianità.

La mia esperienza di lavoro attuale, come medico all’INPS impegnato nelle commissioni di verifica dell’invalidità civile, mi porta in contatto ogni mattina con situazioni di estrema povertà, miseria, abbandono e solitudine; per molte persone il taglio dell’assegno di invalidità o dell’indennità di accompagnamento significa l’impossibilità di poter continuare a condurre la loro già precaria esperienza: parlo di anziani, di persone con handicap, di famiglie stremate dall’assistenza dei propri cari in difficoltà.  Se io provo a rivolgermi a loro parlando della necessità di darsi da fare per difendere la Costituzione probabilmente i loro occhi mi fisserebbero come si guarda un alieno.

Certo non tutte le persone sono in queste condizioni, ma è innegabile che la mancanza del lavoro e la precarietà sono oggi condizioni estremamente diffuse; dobbiamo in tutti i modi avere la capacità di rendere esplicito e comprensibile a tutti che la lotta per una giustizia sociale fondata sulla redistribuzione delle ricchezze rappresenta proprio una modalità concreta per applicare la Costituzione fondata, non a caso, sul diritto al lavoro, all’assistenza sanitaria e all’istruzione.

La nostra campagna in difesa della Costituzione deve certamente rivolgersi a tutti, ma deve sottolineare una dimensione sociale, deve individuare riferimenti precisi nelle classi subalterne; in poche parole dobbiamo avere la capacità di far vivere, alle persone alle quali ci rivolgiamo, la materialità della Costituzione.

Un altro cardine della nostra Carta Costituzionale è il ripudio della guerra; la nostra campagna deve interrogare e coinvolgere come protagonisti anche i tanti, singoli e associazioni, che si sono mobilitati ieri sera raccogliendo l’appello del Papa. E’ fondamentale che tutto il mondo pacifista e in questo momento in particolare il mondo cattolico, creino un ponte di comunicazione tra il rifiuto della guerra e la difesa della Costituzione. Dobbiamo riuscire a costruire comitati i più ampi possibili, senza alcuna primogenitura.

Senza dimenticare che i percorsi della Storia non sono mai lineari e facilmente interpretabili; resto ad esempio convinto che l’appello del Papa e la disponibilità a mobilitarsi di gran parte del mondo cattolico sono anche la conseguenza, il raccolto a distanza, della stagione del grande movimento pacifista che attraversò le piazze d’Italia 10 anni fa, quando il 15 febbraio 2003 fummo definiti , dai grandi media internazionali, la seconda superpotenza del pianeta. Spesso i percorsi sono carsici, come nel caso del referendum sull’acqua, ma quello che si semina sul terreno culturale, prima o poi ritrova le strade per riemergere in superficie.

Sta a noi riconoscerne i percorsi e costruire reti capaci di lavorare insieme. La difesa della Costituzione nata da chi aveva sperimentato direttamente sulla propria pelle la lotta antifascista, rappresenta per tutti una doverosa battaglia etica e politica, ed anche un’occasione unica per rilanciare i nostri valori di giustizia e libertà.

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