La sorpresa arriva dalla Georgia
Sesta, ed ultima, puntata del reportage di Vittorio Agnoletto dal Festival di Locarno. Leggi la prima puntata,la seconda , la terza, la quarta e la quinta.
Sesta, ed ultima, puntata del reportage di Vittorio Agnoletto dal Festival di Locarno. Leggi la prima puntata, la seconda , la terza, la quarta e la quinta.
La sezione Open Doors ogni anno ospita opere provenienti da una regione differente del pianeta, soprattutto del Sud o dell’Est, con l’obiettivo di valorizzare il cinema indipendente locale e favorirne lo sviluppo attraverso contatti con partner europei. Quest’anno è stato il turno della regione caucasica in particolare dell’Armenia, dell’ Azerbigian e della Georgia. Da questo Paese sono indubbiamente arrivate le principali sorprese.
“Tbilisi-Tbilisi” di Levan Zaqareishvili descrive, attraverso l’esistenza di un giovane regista che non ha soldi per finanziare il suo film; la vita contemporanea della capitale georgiana: ne esce l’immagine di un Paese che sprofonda tra corruzione generalizzata che coinvolge la polizia e la politica, assenza di istituzioni credibili, un’economia informale fondata su sotterfugi e traffici illegali, degrado morale sempre più diffuso tra la popolazione, sfascio della coesione sociale con un leggero, ma reiterato, rimpianto dei tempi che furono dell’URSS “…oggi i professori fanno i venditori ambulanti mentre i pescatori (ndr. quando hanno gli appoggi e le conoscenze giuste) sono ministri”.
L’effetto ottenuto sullo spettatore italiano è decisamente particolare e certamente non immaginato dal regista: le immagini di povertà e miseria richiamano alla mente l’Italia degli anni ’50, ma i commenti sull’assoluta mancanza di credibilità della politica e i giudizi sul vuoto istituzionale risultano perfettamente in sintonia con la situazione attuale del nostro Paese. Il risultato è l’alternarsi di una sensazione consolatoria, di non essere gli unici in una situazione di disfacimento sociale, quasi un “Mal comune, mezzo gaudio”, con la crescita di un senso crescente d’oppressione di fronte ad una situazione anch’essa apparentemente senza sbocco.
Inevitabilmente il richiamo alle vicende di casa nostra emerge in modo incontenibile anche in “Gaigimet – Keep Smiling” di Rusudan Cnkonia che narra di un concorso di bellezza per madri di famiglia che si volge nel 2010 in Georgia; alla vincitrice andrà in premio un appartamento e 25.000 dollari. Per molti, provenienti dai ceti più poveri, questa appare come l’opportunità da non perdere per modificare il proprio futuro familiare; per altri come l’occasione per realizzare giochi di marketing politico; sullo sfondo si agita l’immancabile intreccio sesso/successo. Nella nostra mente immediato irrompe il boom delle lotterie, delle slot machine, nuove terre promesse di facili e improbabili arricchimenti e si materializza l’infinita quantità di articoli e fotografie su veline e feste a sfondo sessuale. Ma per noi italiani l’impressione è di vedere sullo schermo tutto questo riprodotto in miniatura, come giochi di ragazzi non consapevoli dei baratri ai quali quella strada può condurre, se percorsa nell’età adulta. Un film molto ben realizzato dove la leggerezza non dimentica mai di evidenziare né il particolare che si nasconde nelle tante realtà quotidiane attraversate, né lo sfondo sociale che le ospita.
Di tutt’altro genere è “Netavi ik teatri aris?! – Will there be a theatre up there?!”
Bello, recitato bene con pochi mezzi, racconta alcuni spaccati di storia georgiana molto interessanti e sconosciuti ai più. Un documentario dove Nana Janelidze attraverso la figura di Kakhi Kavsadze, uno degli attori più conosciuti della Georgia, ripercorre la storia di quel Paese dalla guerra, ai campi di concentramento nazisti, alle purghe staliniane fino al rapporto Krusciov su Stalin e oltre. Un film girato come se ci si trovasse su un palco teatrale, capace di ottenere un grande coinvolgimento del pubblico e di estremo interesse storico.
Nulla è lasciato alla ricerca di un facile consenso, la realtà è rappresentata attraverso le contraddizioni mai risolte che in quei decenni hanno attraversato e diviso non solo i nuclei famigliari, ma le singole persone in un susseguirsi di tragedie storiche, quotidiane ma anche, e forse soprattutto interiori. Significativo il contrasto nella vicenda personale del protagonista tra la difesa della storia paterna e il mito di Stalin in Georgia. Interessante, e probabilmente sconosciuta ai più, la rivolta, sedata dall’esercito ma con molti morti, che attraversò la Georgia in opposizione al famoso discorso con cui Krusciov avviò la destalinizzazione durante il XX congresso del PCUS nel 1956. Una pagina che accende una luce sul complesso rapporto tra la popolazione georgiana e uno dei suoi più noti concittadini.
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