“Chi è stato torturato rimane torturato. Chi ha subìto il tormento non potrà più riambientarsi nel mondo, l’abominio per l’annullamento non si estingue mai” Primo Levi.

Arnaldo Cestaro classe 1939, il più anziano tra le vittime della notte cilena alla scuola Diaz si aggira per i corridoi stringendo al petto le fotografie che lo ritraggono ingessato in carrozzella;  Lorenzo Guadagnucci, il giornalista de il Resto del Carlino trasformato dai verbali della polizia in uno dei 93 pericolosi Blac Block catturati durante il blitz indica l’angolo dove venne aggredito con violenza inaudita mentre era steso per dormire; Mark Covell il blogger dato per morto nella notte tra il 21 e il 22 luglio racconta con la voce spezzata il suo tentato omicidio quando un gruppo di poliziotti, rimasti tutt’ora senza volto, lo massacrarono fino a lasciarlo in fin di vita  sul marciapiede; i genitori di Sara, per tutti questi anni instancabili animatori del Comitato Verità e Giustizia, ripercorrono il calvario attraversato dalla giovane figlia della quale per tre giorni non seppero più nulla, desparecida come altre decine e decine di persone poi ricomparse rinchiuse in una prigione, violentate nel corpo nello spirito.

Solo ieri, dopo dodici anni, le vittime della Diaz hanno potuto rientrare in quella scuola,rivedere i luoghi dove si e’ consumata una delle peggiori pagine della nostra storia,cercare finalmente di rielaborare insieme quella tremenda esperienza.

La maggioranza delle vittime provenivano da altri paesi Europei e non hanno fatto in tempo ad arrivare, la notizia è arrivata solo pochi giorni fa. Altri colti all’improvviso dopo tanta attesa non ce l’hanno fatta. Non è semplice ripercorrere a ritroso la propria vita spezzata, ricercare nei corridoi di una scuola le speranze dei propri vent’anni perse per sempre.

Ora i processi sono terminati, le sentenze hanno confermato esattamente quanto fin dal luglio 2001 hanno sempre sostenuto le vittime; ora c’è una verità processuale sulla macelleria italiana che coincide con quello da sempre sostenuto dal Genoa Social Forum: ci sono dirigenti di polizia condannati per falsa testimonianza, per aver costruito prove false – non dimentichiamo le molotov sistemate appositamente dalla polizia nella scuola – per aver organizzato e pianificato “la più grande sospensione dei diritti e della Costituzione avvenuta nel nostro Paese dal dopoguerra ad oggi.” (Amnesty International)

Ora tocca a Napolitano, come massimo rappresentante delle nostre istituzioni, chiedere formalmente scusa, a nome di tutto il Paese, alle vittime della scuola Diaz per gli inqualificabili atti di violenza realizzati da persone che indossavano le divise della polizia di Stato.

Quando l’incontrai, in occasione delle celebrazioni del 25 aprile a Genova nel 2008, e gli chiesi di intervenire perché’ si giungesse velocemente alla verità giudiziaria sulla notte della Diaz e sulle torture di Bolzaneto, il Presidente mi rispose che comprendeva e condivideva la mia preoccupazione, ma che non poteva fare nulla fino a quando non ci fossero state le sentenze,non poteva interferire con l’operato della magistratura.

Ora, per una volta, nel Paese delle stragi impunite e senza colpevoli c’è una verità sancita in un’aula di tribunale. Ora lo Stato deve avere la dignità e il coraggio civile di chiedere scusa, è un passo necessario e inevitabile se si vuole restituire credibilità alle nostre istituzioni che fino ad oggi si sono distinte solo per un’assordante silenzio,  per aver offerto copertura politica e per aver garantito promozioni e carriere fulminanti ai responsabili di tali ignobili atti.

La scuola Diaz deve essere dichiarata monumento d’interesse nazionale e all’entrata, a fianco del portone divelto dalla violenza della polizia la notte del 21 luglio 2001,sia posta una targa con incise le frasi più’ significative della sentenza pronunciata dai giudici. Infatti la scuola Diaz rappresenta una pagina,anche se  fortemente negativa,della nostra storia nazionale che non deve essere cancellata dalla memoria collettiva. Diventi memoria storica e monito per le future generazioni.

Vittorio Agnoletto, portavoce del GSF – Genoa Social Forum – nel luglio 2001 a Genova.

PUBBLICATO SU L’UNITà DEL 23 LUGGLIO 2013

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