C’e il rischio concreto che i torturatori riescano non solo ad evitare il carcere,

com’è ormai sicuro, ma anche a non pagare i risarcimenti.
Ecco la giustizia italiana debole con i forti, forte con i deboli.

Vittorio

Torture a Bolzaneto, l’ultimo schiaffo “Sono arischio molti risarcimenti”

DEVONO essere confermate le sette condanne e le 37 prescrizioni per le
violenze nella caserma di Bolzaneto avvenute nelle giornate del G8 di
Genova del luglio del 2001. Lo ha chiesto il sostituto procuratore
generale della Cassazione, Giuseppe Volpe, sollecitando, in buona
sostanza, ai giudici della quinta sezione penale la conferma della
sentenza della Corte d’Appello di Genova del 5 marzo 2010. In particolare,
secondo la pubblica accusa il giudizio d’appello è «immune da vizi logici».

Bolzaneto, l’accusa in Cassazione “Confermate le condanne per il G8”
Risarcimenti, strada in salita per molte vittime

SI FA più difficile la strada dei risarcimenti per le vittime dei pestaggi
a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001. Con ogni probabilità sotto
l’aspetto delle condanne penali il giudizio in Cassazione non cambierà di
una virgola la sentenza di Appello di Genova. Che rischia di smontarsi,
invece, nella parte in cui riconosce la responsabilità civile dei 44
imputati e le provvisionali in favore di tutte le 150 parti civili.
Benchè sia ormai accertato che nella caserma di carabinieri i fermati al
Social Forum furono sottoposti a «soprusi» e «vessazioni » assolutamente
«inqualificabili », è inscalfibile — ha detto il sostituto Pg della
Cassazione Giuseppe Volpe — la prescrizione, scattata per gran parte degli
imputati, carabinieri, poliziotti, agenti penitenziari e medici (solo 7
hanno ricevuto pene che vanno dall’anno ai 3 anni e due mesi). E la brutta
notizia per le vittime, che consideravano questa una vittoria storica, è
che se la Quinta Sezione penale accogliesse le richieste del pg, «alcune
decine» di loro dovranno intentare una causa civile per avere i
risarcimenti.
Volpe ha chiesto, infatti, «l’annullamento senza rinvio»
della decisione d’Appello nella parte in cui riconosce a tutti i danni.
«Numerosi imputati — ha spiegato il pg — sono stati in primo grado assolti
in tutto o in parte dai reati loro ascritti» e quelle assoluzioni «in
molti casi » sono state impugnate solo dai pubblici ministeri o da alcune
parti civili, ma i giudici genovesi
hanno condannato ugualmente tutti gli imputati «al risarcimento dei danni
e al pagamento dei provvisionali» anche ai non appellanti. «Tale decisione
è errata», ha detto il pg: «E’ una questione di condotta processuale che
non consente alla Cassazione di intervenire».
Parole accolte in aula con la
soddisfazione dei legali degli imputati e il malumore dei difensori della
parti civili, che lasciando l’aula hanno fatto notare come, se la Suprema
Corte accogliesse la richiesta, quelli che non avevano soldi per proporre
Appello non verranno risarciti. Dovrebbero affrontare un nuovo, costoso,
giudizio civile.
Nell’udienza di ieri, la prima delle tre previste, Volpe ha anche chiesto
l’inammissibilità del ricorso dell’accusa genovese contro la dichiarazione
di prescrizione dei reati. La procura, come già provato nel processo per
la Diaz, aveva sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale per il
mancato adeguamento
al divieto di trattamenti inumani e degradanti. Ci sarebbero «gli estremi
per l’imprescrittibilità, che sarebbe imposta per la tortura», tuttavia
non si può chiedere alla Consulta «un ampliamento dell’area di
imprescrittibilità» che il legislatore
non ha previsto.

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