il manifesto 27 luglio 2012. Vittorio Agnoletto

“Criminalità organizzata e globalizzazione finanziaria” è il titolo della terza edizione di “OLE, Otranto Legality Experience” organizzata da “Flare”, il network internazionale Freedom Legality And Rights in Europe, da Libera Internazionale con il sostegno delle istituzioni europee, della regione Puglia e delle amministrazioni  locali.

L’iniziativa si concluderà con un Forum Pubblico internazionale da venerdì 27 a domenica 29 luglio a Otranto ed è preceduta da una Summer School, che ha preso l’avvio il 16 luglio a Lecce in collaborazione con tutte le università pugliesi e con diversi atenei italiani.

Quattro i temi al centro sia del percorso formativo, che dei dibattiti pubblici: 1.la struttura, il funzionamento, e la diffusione delle Organizzazioni Criminali Transnazionali e le politiche di contrasto dell’Unione Europea; 2. il confine invisibile tra finanza legale, illegale e illecita; 3. il narcotraffico; 4. il commercio delle armi.

Alla Summer School partecipano decine di studenti provenienti da tutta Europa, dalla Russia e dalla Georgia; tra gli esperti si alternano professori universitari, attivisti sociali, dirigenti delle principali ONG, giornalisti, funzionari delle istituzioni internazionali e rappresentanti delle associazioni delle vittime di mafia.

Due sono quest’anno gli obiettivi specifici: evidenziare il peso che anche nell’attuale drammatica crisi economica ricoprono le organizzazioni criminali e indagare i crimini dei colletti bianchissimi, ossia quelli realizzati nel mondo della finanza, delle multinazionali, delle banche, ma anche i tanti crimini commessi all’ombra di accordi commerciali internazionali formalmente legali ma responsabili, talvolta, di vere e proprie stragi.

Molti dei temi affrontati nelle giornate di studio saranno ripresi nel forum di Otranto (www.ole2012.org ), ad esempio: il ruolo di alcuni grandi fondi finanziari, come  il Jarch Capital, che tra il 2008-9  ha acquistato nel Sud Sudan 12.000 Km2 di territorio dove ha grandi interessi nel petrolio e nelle risorse naturali in nome dei quali avrebbe  fortemente interferito con le guerre che hanno devastato il Paese: uno esempio di land grabbing, gli accaparramenti di terra destinati, tra l’altro, a produrre un aumento dei costi dei prodotti agricoli.

Dall’Africa al Messico, un paese le cui istituzioni nazionali e locali sono in gran parte controllate dai cartelli della droga e  dai  trafficanti di esseri umani, dove in soli quattro anni vi sono stati oltre  60.000 omicidi collegati alle grandi organizzazioni criminali e dove 160.000 persone hanno dovuto abbandonare  forzatamente il proprio territorio. Tra le cause di tale situazione si possono certamente  individuare le politiche internazionali delle droghe imperniate sul rigido proibizionismo imposto dall’ UNDOC, l’agenzia delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato.

In Italia, dove il fatturato della grande criminalità è stimato tra l’8 e il 12% del PIL ed è in continua crescita,  è emersa, da alcune ricerche, una significativa correlazione: nelle zone ove più forte è la criminalità è più difficile ottenere prestiti e il credito è più caro. Un’ interessante modalità del sistema bancario di adattarsi alla presenza delle organizzazioni criminali e di rendere ancora più difficile la vita alla popolazione spingendola, in tal modo, a cercare aiuto verso la malavita. Nella stessa ricerca si è potuto constare come in Calabria, i paesi da tempo abitati dalle comunità albanesi, siano quelli meno coinvolti, se non quasi del tutto esenti, dal fenomeno della malavita organizzata.

Argomento ovviamente mai apparso sui nostri grandi media; i quali certamente non parlano nemmeno degli enormi  affari realizzati delle industrie belliche italiane fino al 2009 con Gheddafi  e proseguite, negli anni successivi, con la vendita contemporanea di armi alle due parti in conflitto. Sappiamo che, soprattutto in questi ultimi anni, non si muore solo di pallottole, ma spesso anche per le conseguenze delle politiche liberiste.

E’ impressionante l’enorme conflitto d’interesse presente nelle istituzioni europee: una sfilza di nomi presenti ai vertici delle banche e dei fondi finanziari e contemporaneamente nelle commissioni tecniche incaricate dall’UE di ridiscutere con i Paesi membri le politiche per abbattere il debito e quindi imporre politiche finalizzate a drenare risorse a favore del sistema bancario internazionale. Un esempio: Joseph Ackermann presidente della Deutsche Bank dal  2002 al 2012, organizzatore con successo della lobby contro il tentativo di regolare i titoli derivati e di approvare sistemi di controllo più rigorosi sui movimenti di capitali , partecipa ai vertici dell’eurozona per la ristrutturazione del debito greco. Un’assoluta garanzia d’imparzialità!

Al Forum, ad Otranto, oltre a don Luigi Ciotti, presidente di Libera e a molte personalità italiane ed europee, parteciperanno fra gli altri: Pedro Paez, già ministro delle finanze nel governo Correa in Ecuador, Axel Klein antropologo e uno dei massimi esperti delle politiche sulle droghe, Roberto Cadzilla ambasciatore boliviano  in Olanda,  Edgardo Buscaglia dal Messico, dell’ Inter American Law ed Ecomics Association. L’obiettivo è quello di rendere questi contenuti accessibili al grande pubblico, che in fondo rappresenta l’ultimo anello sul quale si riversano molte delle scelte che abbiamo qui accennato.

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