“Le parole di De Gennaro sono opposte a quelle che ci si dovrebbe aspettare da un uomo che ha giurato di servire le istituzioni e che oggi rappresenta il governo; sono parole molto più simili a quelle di un capobanda che, dopo aver subito una sconfitta, resta consapevole dell’enorme potere di cui ancora dispone e manda messaggi precisi ai suoi interlocutori, agli uomini di governo. I quali possiamo esserne certi, si affretteranno ad adeguarsi e anche questa volta non oseranno chiedergli di farsi da parte. E, come egli stesso annuncia, rimarrà tranquillamente al suo posto di governo.

Nelle parole dell’ex capo della polizia non c’è nemmeno l’ombra delle scuse che, se pur solo formalmente e strumentalmente, ha chiesto il suo successore Manganelli.

De Gennaro, con arroganza rivendica ogni cosa e sfottendo i giudici osa addirittura affermare, che tutto si è svolto secondo la Costituzione, lui che a Genova nel 2001 era il capo della polizia e quindi il responsabile della gestione dell’ordine pubblico.

Nemmeno una critica verso i dirigenti di polizia condannati per reati estremamente gravi, ai quali va anzi la sua solidarietà. La stessa solidarietà in nome della quale per undici anni i vertici della polizia hanno cercato di impedire l’azione dei pubblici ministeri e di bloccare i processi. Per tutti gli altri resta solo un generico dolore; nemmeno un accenno alle vittime della violenza provocata dai suoi sottoposti.

Il silenzio colpevole di tutto il Parlamento è pari solo all’accondiscendenza che i gregari hanno verso il loro boss. In qualunque altro Paese europeo De Gennaro sarebbe stato sospeso dall’incarico già nel 2001 .”

Vittorio Agnoletto, nel luglio 2001 a Genova portavoce del GSF

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