Ho visto il film ACAB, e devo ammettere  che ero decisamente prevenuto.

Credo invece che sia da vedere. Non è un film con una tesi precostituita, ma offre uno spaccato interessante della vita di un gruppo di celerini, in particolare del VII nucleo del I° reparto di Roma, coloro che sono entrati per primi alla scuola Diaz a Genova e sono stati i massimi responsabili delle violenze.

Ma il film non tratta di Genova, affronta invece la vita quotidiana di questo gruppo, illustrando la grande facilità, anzi la normalità, con la quale passano da comportamenti finalizzati ad imporre al cittadino il rispetto della legge, ad altri esplicitamente illegali ed anzi contrassegnati da gravi reati.

Tutto viene vissuto come se fosse normale: la legge sono loro, loro sono al di spora e oltre la legge.

Chi non accetta queste regole, chi denuncia i comportamenti illegali dei colleghi è un “infame” e deve abbandonare la polizia, se non vuole finire male.

Il racconto illustra anche le vicende di tutti i giorni che costoro, come tutti i cittadini, devono affrontare: separazioni, problemi economici famigliari, scontro padre-figlio ecc.

Questi aspetti di quotidianità e lo stress che ne deriva ai protagonisti, come a chiunque altro,lungi dal poter essere utilizzati come giustificazione per comportamenti inaccettabili aiutano a collocare i comportamenti violenti e illegali di questo gruppo di celerini come risultato in gran parte dipendente dalla struttura stessa delle forze di polizia, della cultura dominante in quell’ambiente, e di una cultura gerarchica e fondata sui miti della forza e dell’eroe.

Sullo sfondo l’assenza totale di qualunque formazione, di qualsiasi educazione al rispetto dei valori democratici e costituzionali.

Non manca lo scontro per una casa contesa tra una famiglia di origine popolare e una di immigrati; in assenza di un qualunque intervento collettivo sociale e politico ispirato ai valori della giustizia sociale tale doloroso conflitto rimane senza soluzione.

Meno credibile invece la contrapposizione tra il gruppo di celerini e un gruppo di estremisti di destra; la realtà, come abbiamo più volte sperimentato, è ben diversa. E’ inoltre assente ogni riferimento alle responsabilità dei piani alti della polizia e sono appena accennate quelle della politica.

Un film quindi forse scontato per chi ha alle spalle anni di militanza sociale e/o politica, ma istruttivo per il grande pubblico.

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