“Questo è il primo movimento di massa nella storia che non sta chiedendo assolutamente niente per se stesso, ma vuole semplicemente giustizia per il mondo intero”: così Susan George apre a Genova, il 16 luglio 2001 la sessione inaugurale del Public Forum organizzata dal GSF, il Genoa Social Forum.

Decine di migliaia di giovani provenienti da tutta Europa arrivano nel capoluogo ligure per contestare la pretesa di otto capi di stato di decidere le sorti del mondo.

Pochi mesi prima a Porto Alegre, in Brasile, si era svolto il 1° Forum Sociale Mondiale; una grande “università a cielo aperto” dalla quale i movimenti di tutto il mondo avevano lanciato la sfida al neoliberismo; non solo contestazione, ma proposte precise per un’alternativa globale.

Al Genoa Social Forum aderiscono oltre mille organizzazioni, da oltre 50 nazioni; in Italia non si era mai visto niente del genere, uno a fianco dell’altro l’Arci e la Chiesa valdese, il Wwf e Legambiente, il Gruppo Abele e la Fiom, i sindacati di base ed Emergency, i centri sociali e Nigrizia….

La critica alla globalizzazione liberista si sviluppa a 360 gradi: ai rapporti nord/sud; alla divaricazione crescente tra il 10% più ricco e il 10% più povero del pianeta; alla finanziarizzazione dell’economia; alla salute trasformata in merce; ad uno modello di sviluppo fondato sulla crescita infinita, su un aumento esponenziale dei consumi, sulle guerre per garantirsi le risorse energetiche…

Si avanzano proposte precise: la cancellazione del debito per i Paesi del sud del pianeta; la Tobin Tax e la lotta ai paradisi fiscali, si diffondono pratiche quali la proposta del commercio equosolidale e del consumo critico.

“Voi G8, noi 6.000.000.000” recita lo striscione che giovedì 19 luglio apre il corteo di solidarietà con i migranti, giustamente individuati come simbolo delle contraddizioni del nuovo millennio.

In quelle giornate nasce l’elaborazione sui “beni comuni” ove affonda le radici il referendum in difesa dell’acqua pubblica per il quale, tra breve, siamo chiamati a votare.

Quel movimento pacifico cresceva come un fiume in piena, metteva a rischio equilibri di potere consolidati.

Fu stroncato con una repressione senza precedenti.

Migliaia di persone pestate, 93 cittadini aggrediti nel sonno alla scuola Diaz, la caserma di Bolzaneto trasformata in un luogo di tortura, Carlo Giuliani ucciso in Piazza Alimonda senza aver nemmeno diritto ad un processo.

Dopo nove anni arrivano le sentenze di 2° grado.

Per le violenze di Bolzaneto 44 imputati, fra carabinieri, poliziotti, agenti di custodia e personale sanitario sono condannati a risarcire le vittime; per la notte cilena della Diaz vi sono 25 condanne, tra questi tutti i dirigenti di polizia di grado elevato presenti quella notte. Ma in ambedue i processi sul piano penale scatta quasi sempre la prescrizione.

L’allora capo della polizia, oggi coordinatore dei servizi segreti, è condannato in appello, in un processo collegato all’irruzione alla Diaz, ad un anno e quattro mesi.

Nessuno ha sentito il dovere morale di dimettersi; nessuno in Parlamento ne ha chiesto le dimissioni; tutti sono stati promossi dai governi che si sono alternati dal 2001 ad oggi. Siamo l’unico Paese al mondo ad avere quasi tutti i vertici delle forze dell’ordine e dei servizi segreti condannati.

Ma nel 2001 quel movimento aveva ragione.

“La crisi dei cambiamenti climatici ” affermava a Genova nel 2001 Walden Bello, “si è acuita drasticamente con una contrapposizione tra economia capitalista ed ecologia…. Gran parte dei profitti e dei capitali si sono mossi dal settore reale a quello finanziario. Il settore finanziario non è in grado di stabilizzare il capitalismo”

Un intervento quasi profetico: l’attuale drammatica crisi economica e sociale, le rivolte maghrebine, i disastri ambientali fino alla tragedia di Fukushima ne sono prove incontestabili.

Tornare dopo dieci anni a Genova, lontani da ogni reducismo, vuol dire riprendere tutti insieme quel filo di riflessione allora reciso violentemente ma oggi più attuale che mai.

Un ampio comitato, comprendente anche realtà come la CGIL che allora non avevano aderito al GSF, organizza dal 22 giugno al 24 luglio un mese di iniziative con seminari, workshop, convegni e una grande mostra sui primi dieci anni del millennio intitolata, non casualmente, “Cassandra”. Il decennale culminerà in un forum internazionale dal 19 al 24 luglio.

“Un altro mondo è possibile” era lo slogan di Genova e di Porto Alegre; oggi sappiamo che “un altro mondo è necessario, e va costruito insieme al più presto”.

Se vogliamo sperare in un futuro per l’umanità.

Vittorio Agnoletto, già portavoce del GSF nel luglio 2001 a Genova

 

Articolo pubblicato su ” l’Unità”il 17 marzo 2011

 

 

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