I nuovi bandi per il reclutamento in Marina e nell’Esercito escludono coloro che risulteranno positivi al test sull’HIV; il test è stato inserito come obbligatorio per poter presentare la domanda.

Questa grave violazione dei diritti delle persone sieropositive avviene con il consenso del ministro della difesa Ignazio La Russa.

La legge sull’Aids, la 135 del 1990, fu conquistata dalle associazioni di lotta all’AIDS dopo una battaglia durata anni: ricordo il grande impegno della LILA e di tante persone sieropositive che, per veder riconosciuto anche in Italia un diritto stabilito a livello universale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, denunciarono all’opinione pubblica e nelle aule dei tribunali le numerose discriminazioni.

Cosa non semplice, perché per poter citare davanti ai giudici il datore di lavoro o l’istituzione responsabile della discriminazione, la persona sieropositiva era, ed è, obbligata a rinunciare alla propria privacy.

La legge 135 prevede precise norme “a tutela della riservatezza dei dati sanitari e a garanzia della non discriminazione di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all’assunzione”.

Proprio nel rispetto di questa legge lo stesso sito del ministero della Salute informa che “al lavoratore o alla persona che effettua una selezione per l’assunzione non può essere chiesto di sottoporsi all’esecuzione del test Hiv, non si possono effettuare test Hiv durante la visita di leva o il servizio militare”.

Una posizione in linea con tutti le autorità scientifiche internazionali e, in Italia, confermata nel 1994 anche dalla sentenza numero 218 della Corte Costituzionale.

Alla gravità delle scelte operate dal ministero della Difesa, si aggiunge il rischio che, nel prossimo futuro, altre amministrazioni ne seguano l’esempio ed in tal caso, ne sono certo, non saranno poche le aziende ad imporre a loro volta il test HIV prima dell’assunzione.

Approfittando della crisi economica e, anche del degrado sociale ed etico nel quale versa il nostro Paese, il governo non perde occasione per colpire prima di tutto coloro che già vivono una situazione oggettiva di difficoltà.

Qualcuno può pensare che , di fronte alla drammatica crisi economica di oggi, questo episodio sia ben poca cosa.

Chi ragiona in questo modo si sbaglia di grosso: è proprio attraverso scelte di questo tipo che si diffonde una cultura irrispettosa dei diritti umani che oggi colpisce le persone sieropositive, domani gli immigrati, dopodomani…..non ci sarà più alcun limite.

Senza dimenticare che simili politiche spingono le persone sieropositive a nascondersi, a nascondere la propria situazione, a vivere sempre peggio una situazione già complessa.

Ora è necessario uno sforzo enorme per sensibilizzare i media, far girare la notizia, suscitare una risposta della società civile ed infine ricorrere nelle aule giudiziarie.

 

 

 

 

 

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