Non c’è limite all’uso vergognoso dei drammatici fatti libici da parte del governo italiano.
Tutta l’attenzione è concentrata su due obiettivi finalizzati ad ottenere vantaggi nella politica interna e a garantirsi la prosecuzione degli affari di sempre.
Da un lato viene ingigantito l’allarme profughi in modo da suscitare paura e ampliare sentimenti razzisti in ampie fasce della popolazione così da raccogliere ulteriori consensi elettorali. Non è  difficile pensare che l’invio della flotta davanti alle coste libiche, formalmente motivata con l’obiettivo di impedire a Gheddafi di sparare dal mare sulle città in mano agli insorti, sarà utilizzata anche per bloccare i profughi, per impedire loro di raggiungere l’Italia e l’Europa per chiedere asilo politico e umanitario.
Dall’altro vengono amplificati i drammatici fatti libici per creare un’opinione pubblica favorevole ad un intervento militare diretto dell’occidente. Dovremo stare molto attenti nelle prossime ore a cercare di distinguere le notizie dalla propaganda. Come se non bastassero le notizie delle milizie armate e dei morti a Bengasi, vengono inventati cimiteri di massa e bombardamenti a tappeto su quartieri interi per giustificare un possibile intervento armato.
Nel frattempo non sono ancora stati congelati i beni di Gheddafi e della sua  corte, non stati cancellati gli accordi commerciali che prevedono la vendita di armi (e l’Italia è al primo posto), non è stato denunciato l’accordo di amicizia con la Libia, siglato due anni fa, non è stato nemmeno deciso un embargo.
Dobbiamo fare molta attenzione perché quelle stesse forze che per anni hanno siglato ogni sorta di patto con il regime di Gheddafi per garantirsi affari e petrolio, non si fanno certo alcuno scrupolo di ricorrere ad un ennesimo “intervento umanitario” per garantirsi gli stessi risultati: il controllo delle risorse energetiche delle quali è ricca la Libia.
E sappiamo bene come finiscono le “guerre umanitarie “ e “l’esportazione della democrazia”.

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