Decina di migliaia, sessantamila, forse di più le persone che oggi hanno attraversato le vie di Dakar alla manifestazione di apertura del Forum Sociale Mondiale. La cosa più sorperendente è stata la presenza di delegazioni provenienti da moltissimi Paesi africani, in particolare del centro/centrosud dell’Africa. Segno tangibile della tanta strada percorsa dal Forum di Nairobi nel 2007. Il Forum a Dakar era infatti una scommessa piena di punti di domanda. Oggi sono moltissimi i movimenti, le associazioni e i gruppi di base che vedono nel Forum un riferimento, ma anche un “ombrello” che è in grado di garantire una sorta di protezione che aiuta a dare visibilità alla proprie lotte. L’impressione che ho avuto da questa prima giornata è di una forte crescita di consapevolezza di una parte significativa della società africana; quasi assente del tutto ogni forma di vittimismo verso un neocolonialismo ancora presente e decisamente forte, molto presente invece la capacità di inserire la condizione attuale del continente africano in un contesto globale segnato da un feroce liberismo. Da quello che si è visto nella prima giornata sembra proprio che l’asse sud/sud cominci, almeno tra i movimenti ad essere una realtà; non c’è dubbio che i movimenti africani guardano con estrema attenzione all’America Latina e sempre meno veso l’Europa. Grandi consensi ha ricevuto Evo Morales quando è intervenuto al comizio finale; il presidente della Bolivia, proveniente lui stesso dall’esperinza del Forum Sociale ha ampliato la nozione di beni comuni, ponendo certamente al primo posto l’acqua e la terra, ma inserendovi anche le materie prime e le fonti energetiche che dovrebbero essere nazionalizzate. Ma il passaggio più interessante è stato quando ha precisato che la nazionalizzazione non deve essere utilizzata per perseguire un modello di sviluppo simile a quello occidentale; tale percorso entrerebbe in contrasto prima di tutto con la necessità di garantire un futuro all’intero pianeta e alle future generazioni. A Dakar ho incontrato molti emigrati africani provenienti dall’Europa e anche dall’Italia; rientrati proprio per il Forum appaiono, almeno nelle tante discussioni informali di oggi, come una risorsa importantissima: a cavallo di due culture riescono forse meglio di tanti altri a cogliere li elementi di interesse comune dei movimenti nelle due sponde del Mediterraneo. Non sono qui a parlare come vittime, a discutere dei loro sacrosanti diritti di immigrati, ma chiedono di essere ascoltati per le esperienze della quali sono portatori. Dovremmo provar anche noi a vederli in questa dimensione. Grande attesa per la giornata di domani: la parola passerà ai movimenti sociali provenienti dal Maghreb, dalla lotte sociali di questi giorni. DDecina di migliaia, sessantamila, forse di più le persone che oggi hanno attraversato le vie di Dakar alla manifestazione di apertura del Forum Sociale Mondiale. La cosa più sorperendente è stata la presenza di delegazioni provenienti da moltissimi Paesi africani, in particolare del centro/centrosud dell’Africa. Segno tangibile della tanta strada percorsa dal Forum di Nairobi nel 2007. Il Forum a Dakar era infatti una scommessa piena di punti di domanda. Oggi sono moltissimi i movimenti, le associazioni e i gruppi di base che vedono nel Forum un riferimento, ma anche un “ombrello” che è in grado di garantire una sorta di protezione che aiuta a dare visibilità alla proprie lotte. L’impressione che ho avuto da questa prima giornata è di una forte crescita di consapevolezza di una parte significativa della società africana; quasi assente del tutto ogni forma di vittimismo verso un neocolonialismo ancora presente e decisamente forte, molto presente invece la capacità di inserire la condizione attuale del continente africano in un contesto globale segnato da un feroce liberismo. Da quello che si è visto nella prima giornata sembra proprio che l’asse sud/sud cominci, almeno tra i movimenti ad essere una realtà; non c’è dubbio che i movimenti africani guardano con estrema attenzione all’America Latina e sempre meno veso l’Europa. Grandi consensi ha ricevuto Evo Morales quando è intervenuto al comizio finale; il presidente della Bolivia, proveniente lui stesso dall’esperinza del Forum Sociale ha ampliato la nozione di beni comuni, ponendo certamente al primo posto l’acqua e la terra, ma inserendovi anche le materie prime e le fonti energetiche che dovrebbero essere nazionalizzate. Ma il passaggio più interessante è stato quando ha precisato che la nazionalizzazione non deve essere utilizzata per perseguire un modello di sviluppo simile a quello occidentale; tale percorso entrerebbe in contrasto prima di tutto con la necessità di garantire un futuro all’intero pianeta e alle future generazioni. A Dakar ho incontrato molti emigrati africani provenienti dall’Europa e anche dall’Italia; rientrati proprio per il Forum appaiono, almeno nelle tante discussioni informali di oggi, come una risorsa importantissima: a cavallo di due culture riescono forse meglio di tanti altri a cogliere li elementi di interesse comune dei movimenti nelle due sponde del Mediterraneo. Non sono qui a parlare come vittime, a discutere dei loro sacrosanti diritti di immigrati, ma chiedono di essere ascoltati per le esperienze della quali sono portatori. Dovremmo provar anche noi a vederli in questa dimensione. Grande attesa per la giornata di domani: la parola passerà ai movimenti sociali provenienti dal Maghreb, dalla lotte sociali di questi giorni. ecina di migliaia, sessantamila, forse di più le persone che oggi hanno attraversato le vie di Dakar alla manifestazione di apertura del Forum Sociale Mondiale. La cosa più sorperendente è stata la presenza di delegazioni provenienti da moltissimi Paesi africani, in particolare del centro/centrosud dell’Africa. Segno tangibile della tanta strada percorsa dal Forum di Nairobi nel 2007. Il Forum a Dakar era infatti una scommessa piena di punti di domanda. Oggi sono moltissimi i movimenti, le associazioni e i gruppi di base che vedono nel Forum un riferimento, ma anche un “ombrello” che è in grado di garantire una sorta di protezione che aiuta a dare visibilità alla proprie lotte. L’impressione che ho avuto da questa prima giornata è di una forte crescita di consapevolezza di una parte significativa della società africana; quasi assente del tutto ogni forma di vittimismo verso un neocolonialismo ancora presente e decisamente forte, molto presente invece la capacità di inserire la condizione attuale del continente africano in un contesto globale segnato da un feroce liberismo. Da quello che si è visto nella prima giornata sembra proprio che l’asse sud/sud cominci, almeno tra i movimenti ad essere una realtà; non c’è dubbio che i movimenti africani guardano con estrema attenzione all’America Latina e sempre meno veso l’Europa. Grandi consensi ha ricevuto Evo Morales quando è intervenuto al comizio finale; il presidente della Bolivia, proveniente lui stesso dall’esperinza del Forum Sociale ha ampliato la nozione di beni comuni, ponendo certamente al primo posto l’acqua e la terra, ma inserendovi anche le materie prime e le fonti energetiche che dovrebbero essere nazionalizzate. Ma il passaggio più interessante è stato quando ha precisato che la nazionalizzazione non deve essere utilizzata per perseguire un modello di sviluppo simile a quello occidentale; tale percorso entrerebbe in contrasto prima di tutto con la necessità di garantire un futuro all’intero pianeta e alle future generazioni. A Dakar ho incontrato molti emigrati africani provenienti dall’Europa e anche dall’Italia; rientrati proprio per il Forum appaiono, almeno nelle tante discussioni informali di oggi, come una risorsa importantissima: a cavallo di due culture riescono forse meglio di tanti altri a cogliere li elementi di interesse comune dei movimenti nelle due sponde del Mediterraneo. Non sono qui a parlare come vittime, a discutere dei loro sacrosanti diritti di immigrati, ma chiedono di essere ascoltati per le esperienze della quali sono portatori. Dovremmo provar anche noi a vederl
i in questa dimensione. Grande attesa per la giornata di domani: la parola passerà ai movimenti sociali provenienti dal Maghreb, dalla lotte sociali di questi giorni.

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