Vi avevo parlato nell’ultimo numero della newsletter (che potete leggere e scaricare su questo sito) dell’accordo Swift, il patto tra Ue e Usa sulla trasmissione dei dati bancari dei cittadini europei. Ebbene, ieri, 8 luglio, il Parlamento europeo ha smentito la sua presa di posizione dello scorso febbraio che aveva impedito la conclusione dell’accordo ed imposto alla Commissione di rinegoziare alcuni aspetti. L’Europarlamento è tornato sui suoi passi, accettando il patto SWIFT, anche se in una forma riveduta e corretta. È stata approvata, con 484 voti a favore, 109 contrari (tra i quali quelli del GUE/NGL, dei verdi e di pochi altri parlamentari) e 12 astenuti, una nuova risoluzione che non salvaguarda la trasmissione di dati in blocco nè tutela la privacy. Poche le concessioni per quanto riguarda i diritti dei cittadini europei. L’aver ottenuto che un rappresentante Europeo possa presentare a Washington la consultazione di oltre 90 milioni di dati è infatti un’impresa ardua e non sono chiari i meccanismi di designazione di questa figura. L’aver inoltre indicato Europol, un’autorità che non ha competenze giuridiche, come controllore dei dati è contraddittorio e apre svariati conflitti di interesse. Europol non è nato e non è uno strumento di garanzia come potrebbe essere un’autorita indipendente sulla tutela della privacy, quindi è fuorviante la sua designazione. Infine non sono egualitarie le opportunità di ricorso in giustizia per cittadini UE e quelli USA soprattutto davanti alle Corti americane.

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