-intervista di Valentina Tortelli per Milano Today-

Parla Vittorio Agnoletto, candidato alla presidenza della Regione Lombardia per la Federazione della Sinistra. “Senza sinistra, sarebbe un impoverimento per tutti”, dice. E annuncia il suo programma: sanità pubblica, diritto allo studio e sostegno al reddito. Sullo smog? Penati e Formigoni sono uguali: zero politiche per l’ambiente.

Cinquantadue anni, medico, Vittorio Agnoletto ha consacrato la sua vita professionale al sociale. Milanese di nascita, ha partecipato alla fondazione della Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (Lila), denunciando il business della malattia. È stato medico di fabbrica, ha partecipato come rappresentante dell’Italia al Forum Sociale Mondiale e nel 2004 è stato eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista al Parlamento Europeo, nel gruppo della Sinistra Unitaria Europea. E’ cresciuto frequentando l’associazionismo cattolico e ha militato nei movimenti studenteschi della Nuova Sinistra. Questa è la sua prima candidatura “amministrativa”.

Lei ha affermato che la sua è una “candidatura etica”. In che senso?

Mi sono candidato perchè è fondamentale che in Lombardia continui ad esistere una sinistra rappresentata in Consiglio regionale. Senza sinistra, sarebbe un impoverimento per tutti. Mi candido come presidente ma non come capolista, perchè la mia non è ambizione personale e non appartengo al ceto politico. Questo vuol dire che se non dovessi vincere le elezioni, non siederò in Consiglio.

A questo punto una domanda d’obbligo: qual è la Lombardia di Vittorio Agnoletto?

Il mio è un programma elettorale con quattro capisaldi: Sanità, Lavoro, Diritto allo studio e Politiche per l’ambiente. In Lombardia, oltre il 70% del bilancio regionale riguarda la spesa sanitaria. Negli ultimi anni Formigoni ha spostato il bilancio sulla sanità privata: invece, e non solo per evitare scandali come quello che ha travolto la clinica Santa Rita, serve puntare sulla centralità della sanità pubblica. Il che significa: sospensione del ticket regionale sulle prestazioni sanitarie, controllo rigido sulle Asl, abbattimento dell’Irpef che paghiamo sul disavanzo.

Poi lavoro e diritto allo studio. Due capitoli fondamentali…

La Lombardia in un anno ha perso oltre 200mila posti di lavoro e adesso sono in scadenza decine di migliaia di provvedimenti di cassa integrazione. Servono ammortizzatori sociali per i precari lombardi e il prolungamento dei cassaintegrati in scadenza. In più, come valore aggiunto, formazione obbligatoria per chi ha perso il lavoro e deve essere reinserito. Sul fronte diritto allo studio, invece, serve indirizzare i fondi regionali in difesa della scuola pubblica. Oggi oltre il 90% delle risorse per il diritto allo studio va agli alunni delle scuole private, indipendentemente dal reddito.

Problema inquinamento alla ribalta delle cronache, con avvisi di garanzia sia a Roberto Formigoni che al concorrente Filippo Penati (Pd).

C’è una terza via per risolvere la questione smog?

Gli avvisi di garanzia bipartisan dimostrano quanto siano sovrapponibili le politiche di sviluppo di Formigoni e Penati: non hanno attenzione all’ambiente. La “terza via” al problema smog esiste e passa attraverso il rafforzamento dei servizi ai pendolari. Significa biglietto unico di trasporto regionale e parcheggi di scambio per integrare al meglio città, hinterland e provincia e significa valorizzazione del trasporto breve, adesso schiacciato dall’alta velocità. In questo modo si può ridurre significativamente lo smog, insieme a politiche di sostegno al car-sharing (condivisione dell’auto da parte di più persone, ndr) e ai disincentivi per il trasporto merci su gomma. Non solo, attraverso il sostegno (anche con fondi europei) per l’edilizia sostenibile si può contrastare la dispersione energetica: è anche a causa dei riscaldamenti e delle caldaie se i tassi di smog sono così elevati.

Emergenza casa per le famiglie milanesi: da un lato il nuovo palazzo della Regione, dall’altro il problema degli alloggi popolari. Lei ha definito “uno scandalo” i fondi spesi per la nuova sede. Si può fare “marcia indietro”?

Per costruire il nuovo Palazzo Lombardia, con tanto di eliporto e giardino pensile non certo a disposizione della collettività, sono stati spesi 500milioni di euro. E sono fondi sottratti all’edilizia popolare, con i quali si sarebbero potuti costruire circa 4mila bilocali. In Lombardia l’edilizia pubblica è bloccata da anni e solo il 10% di chi è in lista d’attesa ottiene l’alloggio. Se non ci sono case, si rischia di alimentare il mercato nero e finire nell’illegalità. Altro grande capitolo aperto.

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