Ne parliamo oggi 28 maggio a “37e2” alla 10,35 su Radio Popolare

Migliaia di persone sono in un limbo: sono state a casa con sintomi simil COVID-19, alcune sono state sottoposte al tampone e sanno di essere state infettate dal virus, la stragrande maggioranza non hanno potuto fare né il tampone, né il test per gli anticorpi e quindi non sanno se hanno avuto il COVID oppure no. Il medico ha segnalato all’ATS/ASL la loro condizione, ma non è accaduto nulla, al massimo hanno consigliato loro di stare in isolamento a casa in quarantena. Ora molte di questi cittadini stanno bene, non hanno più alcun sintomo da giorni e vorrebbero poter uscire e molti di loro dovrebbero andare al lavoro.

Ma il medico del lavoro, il medico competente, per dare l’autorizzazione al rientro al lavoro chiede, correttamente, l’esecuzione di due tamponi negativi, a quel punto il medico curante, ossia il Medico di Medicina Generale, risollecita l’ATS perché venga eseguito il tampone, oppure prima il test per gli anticorpi ed eventualmente il tampone se il risultato fosse positivo.   

Ma l’ATS, su indicazione della Regione, risponde che per coloro che sono stati segnalati prima dell’inizio di maggio non è previsto nulla, né tampone, né test per gli anticorpi; anzi dice che possono rientrare al lavoro dopo 15 gg di assenza di sintomi (almeno per coloro che non avevano una diagnosi certa di COVID attraverso un tampone precedente).

Il medico competente si rifiuta di riammettere al lavoro le persone che hanno avuto una patologia simil COVID-19  senza due tamponi negativi; a quel punto il medico curante non sa più cosa fare e non si capacita del fatto che l’ATS dia il via libera al rientro sociale senza alcuna verifica di laboratorio dopo solo due settimane quando nella letteratura scientifica sono documentati vari casi di presenza del virus anche dopo 30gg senza sintomi. A quel punto, in genere, il medico di famiglia prolunga la malattia sperando che prima o poi l’ATS si decida a fare il tampone o almeno il test al suo paziente.

All’INPS arriva il certificato di malattia e la collettività paga con soldi pubblici.

Il malcapitato cittadino resta chiuso in casa per settimane aspettando Godot, l’ATS, la Regione ecc. ecc.

Oppure si paga di tasca propria e a caro prezzo il test e il tampone per riottenere una libertà alla quale aveva rinunciato per il bene comune, per evitare il rischio di infettare qualcuno.

Tutto ciò vi sembra normale?

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