In questi giorni ho ricevuto più di un messaggio di persone a me vicine in questi anni sia nel pensiero e che  nell’azione che mi annunciavano che sarebbero andate a votare alle primarie del PD scegliendo Zingaretti . Questi amici nelle loro motivazioni ci tengono sottolineare che non sostengono le posizioni del PD, ma che ritengono comunque utile cercare di modificare la collocazione di quel partito votando il candidato alla segreteria che appare più a sinistra.  Immaginando le mie obiezioni e conoscendomi molto bene, qualcuno ha precisato, un po’ provocatoriamente:  “In fondo non sei tu che da anni parli di riduzione del danno ?” riferendosi alle strategie nel campo della lotta alla tossicodipendenza, settore nel quale lavoro da oltre trent’anni.

Ho richiamato alcuni dei miei amici e ne abbiamo discusso. Dopo pochi minuti dalle loro parole è emerso qualcosa che va ben oltre le poche righe che mi avevano scritto calibrando ogni sillaba; emergeva la speranza, ma direi la certezza, che una vittoria di Zingaretti avrebbe modificato l’intera politica del PD costruita, si badi bene, non da oggi, ma fin dalla sua fondazione.

Ho evitato qualunque reazione emotiva e immediata, qualunque tono che avrebbe potuto sembrare un’aggressione verbale e mi sono sforzato di capire da dove possa nascere una tale illusione, completamente antistorica; come se tutto dipendesse da un nome, come se la Storia non ci insegnasse nulla, come se la scelta di sposare le politiche liberiste fino a diventare tra i massimi sostenitori delle scelte della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, del WTO non sia stato un segno distintivo di tutto il gruppo socialista europeo, di tutto il PD, nessuno escluso. Come se il PD con i governi che ha presieduto e/o appoggiato, anche prima di Renzi, non sia stato tra i maggiori responsabili delle politiche dell’austerità che hanno impoverito anche in Italia milioni e milioni di persone, aumentando a dismisura le differenze tra i più ricchi e i più poveri. E non c’è stato, su tutto questo, alcuna riflessione critica, alcuna elaborazione di un pensiero altro; da nessuno, nemmeno da parte di Zingaretti.

C’è stata invece la dichiarazione di voto di Minniti a favore di Zingaretti, senza che il candidato alla segreteria sentisse alcuna necessità di prendere la distanza dagli accordi con la Libia e dalle scelte del ministro degli interni del PD che hanno aperto la strada ai decreti di Salvini e che hanno avviato, loro direttamente, l’attacco al comune di Riace, solo per citare un paio di esempi. 

Per non parlare della TAV: il PD è arrivato ad accusare la Lega di essere troppo morbida nel difendere l’alta velocità in val Susa ed anche in questo caso non una voce dissonante si è sollevata tra i tre candidati alla segreteria del PD; e ben sappiamo che quando si parla di TAV si parla di modello di sviluppo.

Quanto il confronto coi miei interlocutori raggiungeva questi argomenti, la loro mossa di riserva era sempre la stessa: si ma….che alternativa c’è ? Dov’è la sinistra ? E su questo non potevo che condividere la loro rabbia  e la loro delusione per l’assenza di un soggetto politico unitario della sinistra antiliberista e solidale, oltre a sperare che qualcosa si riesca a costruire col contributo di tutti e in tempi….non biblici.

In sintesi,  a chi oggi è andato a votare Zingaretti vorrei dire: “ Una rondine non fa primavera, una frase di apertura ai temi della sinistra il giorno prima delle primarie non costituisce una linea politica. Hai scelto di andare a votare perché il segretario del PD sia il meno peggio tra quelli in lizza ? Posso sforzarmi di capire. Ma l’obiettivo è quello di lavorare perché si riesca a costruire anche in Italia com’è avvenuto in Spagna, in Francia, in Germania ecc. una sinistra alternativa, antiliberista e solidale; certo, è difficile, il percorso è in salita, ma non pensare comunque di poter delegare le tue speranze e le tue convinzioni al prossimo segretario del PD. Chiunque esso sia.”

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