FORUM INTERNAZIONALE PER IL DIRITTO ALLA SALUTE E L’ACCESSO ALLE CURE: RISOLUZIONE FINALE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fin dalla sua nascita nel 1946 si è posta l’obiettivo di raggiungere da parte di tutte le popolazioni il più alto livello possibile di salute, definita come una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità. A 70 anni da questa affermazione di principio, la realtà è molto differente e l’obiettivo posto dall’OMS è ancora lontano dall’essere raggiunto: ambiente, welfare, servizi sanitari e accesso ai farmaci essenziali sono minacciati da logiche di privatizzazione e profitto che aumentano le disuguaglianze.
Il 5 e 6 novembre è in programma a Milano l’incontro dei ministri della salute dei Paesi del G7, per discutere di cambiamenti climatici, salute della donna e degli adolescenti e resistenza antimicrobica. Non ci sentiamo tutelati da chi in questi anni ha promosso, in maniera sia occulta sia palese, politiche di privatizzazione dannose per la salute. Ci siamo quindi ritrovati come società civile e mondo scientifico non compromesso per affermare che la salute è un diritto di tutte le persone e non può essere commercializzata.
Disuguaglianze sociali e povertà come cause di malattia
La salute e la malattia non si distribuiscono in modo uniforme nella popolazione, ma dipendono da determinanti di tipo economico, sociale, culturale e ambientale, a loro volta legati a molteplici fattori tra cui genere, provenienza, accesso ai diritti di cittadinanza.
In particolare, malattia e mortalità colpiscono maggiormente le persone appartenenti alle classi sociali più svantaggiate. Le politiche di austerity messe in atto nella maggior parte dei Paesi dal 2008 in avanti hanno peggiorato la situazione, quando invece sarebbe stato necessario investire maggiormente nei sistemi di welfare per contenere l’impatto della crisi sulla salute.
La tutela della salute è dunque prima di tutto un fatto politico, legato alla distribuzione delle risorse nella società, e una questione di giustizia sociale. Per questo chiediamo:
- politiche di tassazione maggiormente redistributive;
- rafforzamento del welfare;
- condizioni di vita e di lavoro che tutelino la salute di tutte le persone, senza alcuna forma di discriminazione.
I sistemi sanitari e il diritto alla salute
I governi della maggior parte dei Paesi, anche quelli che si sono dotati di un servizio sanitario nazionale, da anni riducono le risorse assegnate alla tutela della salute nei loro bilanci, perseguono politiche di privatizzazione dei servizi e riduzione dell’accesso universale gratuito alle cure. Questo ha minato i principi fondanti di universalismo e solidarietà e prodotto ulteriori disuguaglianze nella tutela della salute della popolazione.
Alla sistematica riduzione dell’impegno pubblico in sanità corrisponde spesso una precisa suddivisione: un servizio sanitario pubblico “al ribasso” per i meno abbienti (o per chi non ha una sufficiente tutela contrattuale) e dall’altro una sanità privatizzata differenziata a seconda dei benefit previsti dai contratti lavorativi o solo per chi se la può pagare.
Eppure è stato dimostrato che i sistemi sanitari pubblici sono più efficaci di quelli privati: offrono maggiori garanzie nella tutela della salute, e sono meno costosi da un punto di vista economico.
In vista di una campagna di mobilitazione internazionale verso il 7 aprile, giornata mondiale della salute in cui prenderemo parola contro la mercificazione della salute e la privatizzazione della sanità, ci impegniamo a promuovere e difendere i seguenti principi:
- la tutela della salute è un diritto umano fondamentale e non una fonte di profitto, i servizi sanitari devono essere perciò protetti da ogni logica di mercato;
- prevenzione e promozione della salute devono essere al centro in tutti gli aspetti della vita e del lavoro;
- garantire prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci, accessibili a tutte e a tutti, senza vincoli di cittadinanza, è una responsabilità dei governi, che devono investire risorse adeguate;
- il finanziamento dei servizi di tutela della salute deve essere di tipo progressivo, basato sulla fiscalità generale e sul principio di redistribuzione delle risorse;
- le persone, attraverso una partecipazione democratica, devono giocare un ruolo attivo nei propri percorsi di cura e nella definizione delle politiche di salute locali, nazionali e globali.
Accesso ai farmaci e accordi TRIPS
Dopo una lunga e approfondita analisi della situazione mondiale, segnata da enormi disuguaglianze nell’accesso ai farmaci, abbiamo individuato i seguenti obiettivi di lungo termine, ai quali dobbiamo puntare per ottenere un reale cambiamento:
- Promozione della ricerca pubblica indipendente a livello nazionale ed europeo, oggi limitata rispetto alla ricerca finanziata dalle multinazionali, indirizzata a problemi prioritari per la salute pubblica e realizzata nell’ambito dei sistemi sanitari pubblici.
- Elaborazione di nuove norme su sperimentazione, produzione e commercializzazione dei farmaci, a partire dalla revisione dei criteri europei di approvazione dei nuovi farmaci, spesso messi in commercio con indicatori surrogati senza tenere conto dell’impatto su sopravvivenza e qualità di vita.
- Per i prodotti innovativi di provata efficacia, se il prezzo richiesto dai produttori comporta un pericolo di razionamento, applicazione della licenza obbligatoria per mancata attuazione, secondo la normativa del codice della proprietà intellettuale e sospensione del brevetto, come previsto dall’accordo Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPS).
- Creazione di aziende pubbliche per la produzione dei farmaci.
Cambiamenti climatici e salute
È ormai provato che i cambiamenti climatici, provocati dall’attuale modello di sviluppo, modificano alcuni dei determinanti sociali e ambientali della salute come la qualità dell’aria, l’accesso all’acqua potabile e una sufficiente nutrizione. L’OMS stima che, tra il 2030 e il 2050, i cambiamenti climatici causeranno circa 250.000 ulteriori morti l’anno dovuti a malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore. I costi dei danni diretti per la salute (escludendo quindi i costi nei settori di supporto) si stimano attorno ai 2-4 miliardi di dollari l’anno entro il 2030.
Negli incontri istituzionali i programmi per contenere il riscaldamento globale vengono puntualmente disattesi. La situazione continua a peggiorare, soprattutto per le popolazioni più povere, con i disastri climatici che aumentano in numero e intensità causando anche gravi danni alla salute.
Per queste ragioni, ci impegniamo per promuovere attività di formazione, informazione e sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico, per produrre da un lato modifiche nel comportamento individuale e collettivo in un senso di riduzione dei consumi, dall’altro un’azione dei governi per il rispetto degli obiettivi a livello mondiale. Chiediamo che le fonti energetiche fossili siano progressivamente abbandonate e sostituite in tempi certi da quelle a più favorevole impatto ambientale.
Considerazione finale
Siamo consapevoli che questi obiettivi potranno essere raggiunti solo se riusciremo a realizzare una forte comunanza d’intenti tra i movimenti sociali di tutto il mondo e ampi e qualificati settori del mondo scientifico. La giornata di oggi è stata un passo in avanti in questa direzione.
Mettiamo a disposizione i tanti e validi contributi usciti dalle discussioni odierne, che rappresentano una tappa del percorso avviato sedici anni fa dal Forum Sociale Mondiale. Siamo consapevoli che un mondo migliore, a misura di ogni essere vivente, può solo essere il frutto di un sforzo collettivo e condiviso di milioni, anzi di miliardi di persone. E noi, da sempre, ci sentiamo parte di questa comunità in lotta e in cammino.
Milano 4 novembre 2017