E’ INIZIATO IL FORUM SOCIALE MONDIALE: ED È SUBITO DISCRIMINAZIONE

“Negato il visto per entrare in Canada ad una candidata a Segretario Generale dell’ONU che voleva partecipare al Forum Sociale di Montreal” così titolano alcuni dei principali media del Quebec.

Il riferimento è ad Aminata Traore, cittadina del Mali, attivista dei diritti umani, figura storica del movimento antiliberista mondiale, già ministra della cultura nel suo Paese e tra i candidati proposti perv la successione a Ban Kimoon ai vertici delle Nazioni Unite. Aminata è una dei 250, attivisti e rappresentanti dei movimenti sociali provenienti dall’ Africa, dall’ Asia e dell’America Latina ai quali il governo “progressista” canadese non ha concesso il visto per entrare nel Paese. Tra le vittime di questo ignobile ostracismo c’e anche Moustafa Bargghouti,deputato palestinese nel parlamento israeliano.

A nulla sono valse le proteste delle migliaia di associazioni giunte a Montreal; ha potuto invece partecipare al Forum Mondiale dei parlamentari (che si svolge a lato del Forum Sociale Mondiale) Basel Ghattas parlamentare israeliano della lista The Joint List, ma appena ha denunciato l’occupazione israeliana della Palestina è giunto immediatamente, in tempo reale mentre ancora stava intervenendo, un comunicato dalle istituzioni israeliane e dalla comunità ebraica canadese che accusava lui e tutto il Forum di antisemitismo. Il Forum si tiene per la prima volta nel nord del mondo “ad un passo dal centro dell’Impero” proprio per testimoniare come oggi non vi sia più una separazione geografica tra il nord e il sud del mondo: molti “sud” sono collocati dentro il ricco emisfero nord-occidentale del pianeta.Circa 30.000 i partecipanti, in gran parte giovani provenienti da movimenti quali “Occupy Wall Street”. I temi principali al centro dei 1500 dibattiti previsti ai quali parteciperanno attivisti orovenientida 140 nazioni sono: le campagne per contrastare il dominio della finanza, un differente modello di sviluppo per bloccare i cambiamenti climatici in atto, l’opposizione agli accordi di libero commercio quali il TTIP tra il Nord America e l’Unione Europea. Molto interessante a questo proposito gli studi, realizzati da vari enti canadesi, sui risultati emersi a 25 anni dall’ entrata in vigore del Nafta, l’accordo di libero commercio tra Usa, Canada e Messico. Non c’è traccia delle promesse allora pubblicizzate dai sostenitori dell’accordo quali un aumento dei posti di lavoro. I dati documentano ben altri risultati: un proliferare di lavori precari e una generale diminuzione dei salari. Risultati che dovrebbero far riflettere i sostenitori del TTIP. // continua

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