Per una lista unica, autonoma e alternativa al Pd

IL MANIFESTO, EDIZIONE DEL17.11.2017 ***

Unire le forze di sinistra e presentare alle prossime elezioni una lista unica, autonoma e alternativa al PD. Questo è lo spirito del Brancaccio.

Unica, autonoma e alternativa: sono queste le parole chiave e sentiamo di condividerne la responsabilità insieme alle migliaia di donne e uomini che hanno partecipato alle assemblee sul programma organizzate in tutti i territori.

Il coinvolgimento dei territori e delle comunità locali nell’elaborazione del programma, nella scelta dei propri rappresentanti e della leadership non è un lusso, ma è tratto qualificante di un’esperienza politica.

Non significa ignorare la presenza dei partiti, corpi sociali intermedi sui quali poggia una parte importante della Costituzione che abbiamo difeso con forza; al contrario, riteniamo che i partiti debbano riconquistare il ruolo di rappresentanza degli ideali e degli interessi materiali delle classi sociali abbandonando l’autoreferenzialità e ponendosi come soggetti attivi del cambiamento, come sottolinea anche l’elaborazione di Luigi Ferrajoli che, a nostro giudizio, può essere considerata il punto di partenza di una rinnovata cultura politica della sinistra.

L’alternatività al PD non si estingue con la sconfitta di Renzi, il problema non è una persona, ma una linea politica che ha segnato una lunga stagione politica e che è il frutto di una mutazione genetica di quel partito e di tutte le socialdemocrazie europee.

La prima necessità del nostro Paese è la costruzione di una Sinistra che sappia porre al centro le urgenze quotidiane dei settori sociali più deboli, a partire dal lavoro e dal diritto universale alla salute, all’istruzione, alla casa.

Per fare questo è necessaria una politica economica espansiva, di rilancio dell’occupazione e per la difesa del suolo e del patrimonio artistico e culturale del Paese, cancellando il jobs act, ciò che resta della “buona scuola” e il pareggio di bilancio in Costituzione, bloccando la privatizzazione della sanità e lo Sblocca Italia, porta spalancata al sistema tangentizio. Soprattutto è necessario cancellare la legge Minniti/Orlando e i provvedimenti seguenti, che noi abbiamo denunciato da subito e che oggi l’ONU riconosce tra le cause principali delle torture e della condizione di schiavitù sperimentate da decine di migliaia di migranti.

Questi obiettivi necessitano innanzitutto di una ripresa dei movimenti sociali, e della consapevolezza che, soprattutto in una fase di difficoltà, la presenza di una sponda politica significativa e non di pura testimonianza è tutt’altro che di secondaria importanza.

Sottrarsi alla ricerca di percorsi unitari per ribadire la propria identità, creare steccati per escludere qualcuno, rivendicare supremazie nel processo unitario o dar vita a liste destinate al sicuro fallimento, sarebbe una imperdonabile colpa.

Volere l’unità vuol dire mettere assieme la nostra storia con altre storie diverse, ma tendenti agli stessi valori di eguaglianza, di giustizia sociale, di difesa dei beni comuni e della pace oggi in pericolo.

Vuol dire sviluppare un confronto con pari dignità tra formazioni politiche che stanno in parlamento, altre che stanno negli enti locali, associazioni e movimenti che operano nel sociale e che costruiscono cultura alternativa, fino alle tante e differenti forme di militanza nella sinistra sindacale.

A Milano, come in tante altre realtà locali, questo associazionismo è ben vivo.

Dalla straordinaria manifestazione del 20 maggio, quando centinaia di migliaia di persone hanno contestato le politiche anti-immigrati del governo, alle scuole popolari dell’Associazione “Non uno di meno”, che ha realizzato il partecipatissimo Convegno su Don Milani, ai grandi convegni organizzati dall’associazione CostituzioneBeniComuni sulle cause e le responsabilità delle migrazioni e sullo spreco di denaro pubblico rappresentato da Expo, passando per il dibattito con Ferrajoli sulla crisi della democrazia e per i progetti concreti in difesa del diritto al cibo e all’acqua, fino al recente Forum internazionale sulla salute promosso con il Gue, in occasione del G7, che ha rappresentato un punto d’incontro tra l’attivismo sociale e scienziati provenienti da ogni angolo del pianeta.

Partendo da tali esperienze non possiamo pensare che tutte queste realtà, che rappresentano sperimentazioni sul campo di reali alternative, possano essere ridotte a passive fruitrici di decisioni prese altrove.

E’ necessario insistere nello sforzo per una lista unica, autonoma e alternativa al PD; siamo consapevoli delle difficoltà, ma sappiamo anche che in assenza di una simile proposta crescerà ulteriormente la massa di elettori di sinistra che, sfiduciati, ingrosseranno le fila dell’astensionismo e aumenterà la solitudine di quei settori sociali in nome e insieme ai quali noi tutti continuiamo ad affermare di voler cambiare questo Paese.

Per cambiare siamo ancora in tempo

Vittorio Agnoletto, Piero Basso, Alessandro Braga, Alessandro Brambilla Pisoni, Franco Calamida, Cristina Cattafesta, Elisabeth Cosandey, Leo Fiorentino, Massimo Gatti, Antonio Lareno, Corrado Mandreoli, Maria Grazia Meriggi, Emilio Molinari, Paolo Pinardi, Albarosa Raimondi, Basilio Rizzo, Augusto Rocchi, Erica Rodari, Guglielmo Spettante

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