In Italia sono oltre 1 milione le persone affette dal virus dell’epatite C che può spesso portare ad un’evoluzione in cirrosi o in una neoplasia mortale. C’è un farmaco che in oltre il 90% dei casi potrebbe condurre alla guarigione ma il suo costo è proibitivo e non certo a causa dei costi di ricerca e produzione. A giugno avevo aderito ad un appello per chiedere che il governo intervenisse per rendere disponibile a tutti il farmaco ricorrendo agli strumenti che le leggi nazionali e gli accordi internazionali mettono a disposizione degli Stati per tutelare la salute dei cittadini. Ma questo per ora non è  accaduto. In Italia c’è il numero chiuso per accedere aquesto farmao che è disponibile solo er circa 50.000 persone. 
Finalmente l’Ordine di Medici ha assunto una posizione ufficiale. Qui sotto il comunicato stampa.

Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri
Comunicato Stampa
Epatite C, la FNOMCeO al Governo:
“Rendiamo i nuovi farmaci disponibili per tutti i malati”
Estendere l’uso del Sofosbuvir, il nuovo farmaco che annulla la presenza del virus dell’epatite C nel sangue, a tutti i malati che ne abbiano l’indicazione clinica – e non solo ai casi più gravi – in modo da eradicare il virus.
È quanto propone un Ordine del Giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Nazionale FNOMCeO, riunito in queste ore a Bari, che dà mandato al Comitato Centrale “di intervenire  presso il Ministro della Salute per perseguire con ogni mezzo il conseguimento di atti legislativi e giuridici capaci di estendere l’accesso alle terapie anti epatite C per tutti gli aventi indicazione clinica e diritto”.
In che modo? La FNOMCeO richiama all’accordo TRIPS del 1994 e alla successiva dichiarazione di DOHA del 2001, che prevedono la cosiddetta “licenza obbligatoria”. In altre parole, vista la situazione d’emergenza per la Salute pubblica, potrebbero esserci le condizioni affinché lo Stato chieda, pagando una royalty alla casa farmaceutica, di poter produrre il generico, ovviamente a un prezzo inferiore.
Sono oltre un milione, in Italia, i pazienti portatori cronici del virus dell’epatite C, di cui 330 mila con cirrosi. L’Italia ha il primato in Europa per numero di soggetti positivi al virus e per mortalità da tumore primitivo del fegato.
Di seguito, l’Ordine del Giorno approvato dal Consiglio Nazionale all’unanimità dei presenti.
“Gli alti costi del farmaco Sofosbuvir che annulla la presenza nel sangue del virus dell’epatite C in modo da evitare l’evoluzione in cirrosi e tumori epatici sta creando una grande discriminazione tra pazienti gravi, che hanno accesso alle cure a carico del SSN e pazienti in fase iniziale di malattia che vedono negare queste possibilità fino all’aggravamento della patologia.
Questa condizione di profonda ingiustizia sociale e disequità nell’accesso alle cure è eticamente non tollerabile soprattutto quando è in gioco il diritto alla tutela della salute come previsto dalla nostra Costituzione. Non è tollerabile che la determinazione del costo delle innovazioni sia lasciato esclusivamente all’economia di mercato e che un farmaco il cui costo di produzione è inferiore a 200 euro venga fatto pagare oltre 30mila euro per un mero fatto monopolistico / brevettuale in rapporto alla ricchezza di ciascun paese, inibendo l’accesso al beneficio di migliaia di cittadini.
Il Consiglio Nazionale della FNOMCeO, riunito a Bari il 16 settembre 2016,  all’unanimità impegna il Comitato Centrale ad intervenire presso il Ministro della Salute per perseguire con ogni mezzo il conseguimento di atti legislativi e giuridici capaci di estendere l’accesso alle terapie anti epatite C per tutti gli aventi indicazione clinica e diritto.
Pur nel giusto riconoscimento del diritto dell’industria farmaceutica, quando sono in campo la tutela della salute e costi sostenibili per il SSN, il principio etico deve prevalere su ogni altro diritto, ancor più se commerciale.
La FNOMCeO esprime la propria disponibilità ad una raccolta di firme a sostegno di una campagna di pubblica utilità per l’affermazione di quanto previsto dall’accordo TRIPS del 1994 e dalla dichiarazione di DOHA del 2001 (licenza obbligatoria)”.

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